Mentre lo ascolto osservo il suo volto e mi chiedo come faccia a disegnare con minuziosa precisione le linee sottili della sua barba, un disegno accuratissimo e perfetto. Capisco come fa nel procedere della conversazione e nell’emergere della sua personalità, precisa e volitiva.
Donato Colazzo è in Svic dal 1988, “la Svic è la mia seconda famiglia”. Nella prima famiglia ha due figli: un ragazzo che lavora nel settore alberghiero e una ragazza che… sospira, Donato nel raccontarmi della sua ragazza. Perché anche lei ha sancito che la veterinaria non c’entra proprio con la famiglia Colazzo. La ragazza ha cominciato quella facoltà con ottimo profitto ma ad un certo punto dopo alcuni anni ha deciso di cambiare, “papà, la veterinaria non è il mio campo”, ed ha cambiato. “A me non è proprio andata giù, anche se poi l’ho capita”. Il fatto è che anche Donato è un veterinario mancato. Dopo il diploma di perito meccanico si era iscritto a veterinaria, la sua passione, il suo sogno. Poi ha scelto di “togliersi subito di mezzo il militare” e..è rimasto nell’esercito per alcuni anni come ufficiale. Sino a quando a 25 anni ha deciso di tornare a casa, e non era più tempo di pensare a veterinaria. Da buon salentino si è subito preoccupato di “farsi la casa” e sposarsi, senza lavoro. “Mi davano tutti del pazzo, ma io sono fatto così. Decido di fare una cosa e la faccio. Sono stato senza lavoro un anno, sino a quando ho fatto in colloquio in Svic. Un settore per me completamente nuovo, la fine del zigzag del mio percorso di studio e di lavoro. Ma io sono sempre stato convinto che in ogni settore, se uno ha buona volontà, riesce ad arrivare, anche nel suo piccolo. Ci vuole impegno e buona volontà, forse non arrivi a dieci, ma a sette otto uno ci arriva”.
Cosa hai cominciato a fare in Svic?
“L’installatore. Però ci tengo a dire una cosa. Un lavoro deve andare bene a me, devo essere soddisfatto io per primo di come lo faccio. Sono esigente anzitutto con me stesso. Ricordo bene il primo incontro con il dottor Sticchi. Gli ho detto subito: se io mi rendo conto che non vado bene per la Svic, sarò io a tirarmi indietro. E il dottore mi rispose, non dimenticherò mai le sue parole: Donato, tu fai quello che devi fare, poi non spetta a te decidere ma spetta a qualcun altro decidere se tenerti o meno. Da allora grazie a Dio ho avuto sempre elogi da parte del dottore, io mi sono trovato bene e ho vissuto 25 anni in questa seconda famiglia nella quale ormai trascorriamo più tempo che a casa”.
Una tua giornata di lavoro?
“La giornata comincia sempre con l’arrivo delle chiamate dei clienti. Le ascolto, cerco di capire bene cosa viene chiesto, e smisto le richieste ai vari settori, mettendole in carico alle persone competenti: assistenza comuni, assistenza aziende, hardware. Di quest’ultimo settore mi occupo direttamente io. Quindi analizzo la richiesta, la valuto e poi assegno e programmo il lavoro dei tecnici. In più provvedo ai preventivi per chi vuole acquistare nuove macchine o cambiare quelle esistenti. E tengo i contatti con i fornitori. La mia giornata non è mai vuota”.
Le richieste che ti arrivano sono chiare in genere?
“Il cliente bisogna saperlo prendere per il verso giusto. Non posso pretendere che lui capisca di cosa si tratta. Con le domande giuste però si arriva presto a capire cosa non va. E io ci tengo a far capire al cliente che le domande che io rivolgo sembrano forse eccessive ma sono nel suo interesse: io devo capire a fondo il problema in modo che possa essere risolto dal tecnico giusto nel più breve tempo possibile”.
Quindi ormai hai instaurato rapporti di conoscenza con i vari clienti.
“Sì, in effetti sì. Abbiamo avuto un periodo un po’ difficile quando abbiamo cambiato, migliorando, la nostra organizzazione. Prima si rivolgevano direttamente ai tecnici, ma così non si riusciva a programmare il lavoro e ad eseguirlo nel modo migliore. Quando siamo passati al metodo attuale, chiamiamolo “centralizzato”, alcuni clienti hanno pensato che si complicassero le cose e si allungassero i tempi. Poi si sono resi conto che non è così, e che le loro comprensibili ansie vengono comunque presto sedate risolvendo il loro problema”.
E’ cambiato qualcosa nella Svic durante i tuoi 25 anni di lavoro?
“Due cose non sono mai cambiate: il rispetto verso noi collaboratori e il rispetto verso i clienti. La caratteristica più importante di questa azienda è stata per me l’onestà verso il cliente. Quando una azienda lavora a viso aperto, senza bisogno di alcun “sotterfugio”, ha tutto da guadagnare. E questo io l’ho visto sempre nella Svic”.
Avete avuto come tutti dei momenti difficili…
“Sì, e li abbiamo superati anche con grande solidarietà tra di noi e con l’azienda, senza cioè abbandonare nessuno, stringendoci un po’ tutti, dandoci una mano a vicenda. Infatti così siamo poi riusciti ad andare avanti”.
Da perito meccanico a veterinario mancato…sei contento adesso del tuo lavoro?
“Dato il mio carattere la risposta è scontata. Se non fossi stato contento, con il massimo rispetto per tutti, sarei andato subito via. E’ vero però che in fondo io mi adatto. Pongo solo una condizione: quello che faccio, qualsiasi cosa, la devo fare come dico io, cioè nel modo che a me sembra migliore. Non conta quindi quello che faccio ma come lo faccio”.
Un’ultima curiosità. Ho visto la tua postazione di lavoro. E’ vero che quelle due immagini sacre te le porti appresso da sempre?
“Sì, io sono credente e quelle immagini fanno parte di me”.
Belle parole, complimenti ad entrambi.
Volontà, costanza, determinazione, precisione, puntualità, disponibilità: queste sono le qualità di Donato che lo hanno fatto crescere in competenze e in capacità di gestire i problemi. Con il suo impegno, giorno per giorno, contribuisce alla qualità dei servizi ai Clienti.
Per Svic e per i clienti di Svic è un riferimento affidabile: gliene siamo grati!
Mi sono commosso nel leggere l’intervista a Donato.. un’intervista che ha colto nel profondo il suo essere.. la sua personalità. Rileggere la sua storia , anche se a me non nuova, mi fa rivivere i tanti momenti vissuti in Svic e sono sempre conferma di come Donato non sia solo un collega ma soprattutto un amico.
Per me non è un semplice collega, come moltie altre persone, all’interno della Svic, Donato è un punto di riferimento, un vero amico. Di lui ti puoi sempre fidare, perchè ha la soluzione a tutto e comprende sempre i nostri stati d’animo.
Litigare con Donato è una battaglia persa sin dall’inizio. Ma è bello (ogni tanto) farlo con una persona schietta, onesta e leale come lui.
…se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo! Se non c’è, “si sente!” Potrebbero essere tanti gli slogan che ricondurrebbero a questo Personaggio di Svic. Al termine di una estenuante discussione, di persona, o al telefono, mi piace pensare che di sicuro i suoi interlocutori stringono le spalle e poi pensano: “è fatto così…” e abbandonano la presa! Ha sempre ragione lui. Fino all’ultimo.
La sua tenacia nel raggiungere gli obiettivi che si pone, alle volte ha del soprannaturale: a volte conduce un ragionamento telefonico per ore, magari alla fine la persona che è dall’altra parte del filo, un po’ frastornata, dimentica il motivo per cui era iniziata la diatriba, ma Donato, per principio, va fino in fondo e ottiene quello che vuole!
Una persona unica, con doti già ampiamente dichiarate di onestà e lealtà, principi su cui, secondo me, ha imperniato tutti gli altri suoi valori.
Colazzo comunque, vorrei ricordarlo per chi non lo sapesse, oltre che un Perito meccanico, oltre che un veterinario mancato, è anche un artista affermato: la sua passione per i presepi, per la cartapesta, per la rappresentazione scenica di tratti di vita di Betlemme, si illumina in un (ormai) famoso presepe da lui creato che di anno in anno si arricchisce di nuove scene e di nuovi personaggi.
Guardando con curiosità le diverse ambientazioni, cercando dei punti di vista non banali o scontati, cercando di intravedere lo scorcio di questa grotta caratteristica o di quel viottolo nascosto, quello che mi ha colpito, nel gustarmi l’opera con dovuto interesse e appagamento di piccole scoperte, è la meticolosa, precisa, attenta e quasi pignola cura dei particolari (una fra tante, la fedele riproduzione manuale del fico d’India con tanto di spine inserite nella pala una ad una, altro che monaci Cistercensi o Ammanuensi!).
La sua maniacale dedizione rispecchia il suo carattere, la sua fede, la sua arte, il suo essere eccezionalmente impareggiabile.