“Purtroppo, ci stiamo abituando a dei servizi online gratuiti dove in cambio l’utente diventa completamente trasparente. Dobbiamo essere più critici”, afferma Peter Hustinx, garante europeo della protezione dei dati. Il suo compito è quello di garantire che le istituzioni e gli organismi europei rispettino il diritto alla privacy e sviluppino nuove politiche in tal senso. Anche lui però si è scontrato con le resistenze dei governi, abbastanza pigri nell’intraprendere una radicale revisione delle norme affinché nascano maggiori diritti ed obblighi, aumenti la vigilanza, si responsabilizzino seriamente le grandi aziende come Apple, Facebook, Google. Ed osserva che in genere le persone dicono di essere preoccupate per la propria privacy ma poi non si comportano di conseguenza quando sono in rete o quando usano smartphone e tablet..
Proprio per sensibilizzare i cittadini utenti della rete e dei vari nuovi dispositivi tecnologici è nata la Giornata Europea della Protezione dei Dati che si celebra oggi 28 gennaio.
Il Garante italiano ha scelto un tema ampio per quest’anno: “Educare alla rete – l’alfabeto della nuova cittadinanza nella società digitale”. Di questo si parlerà in un convegno domani 29 a Roma con il ministro dell’Istruzione, il commissario per l’attuazione dell’agenda digitale e il direttore della Rai.
Sul sito del garante vi sono vari materiali utili soprattutto per i ragazzi, un vademecum e alcuni video.
Ci si rende conto che è sempre più necessario individuare e promuovere “l’educazione della persona digitale”, quasi una forma di educazione civica per tutti, ragazzi, adulti, operatori della rete. Perché ci sono in ballo non solo la riservatezza dei dati ma anche la dignità delle persone e le libertà fondamentali di ciascuno. Forse però occorrerebbe qualcosa in più, oltre al solito grande convegno nazionale.
Condivido, “occorrerebbe qualcosa in più”: la prima idea che mi viene è di trovare la modalità più efficace e meno dispendiosa per diffondere queste conoscenze e stimolare un dibattito tramite la rete nella pubblica amministrazione e nelle scuole. Comincerò a parlarne in Svic.