Salvatore Spagnolo, direttore della Svic, 55 anni, brindisino, informatico di lungo corso, nonostante il sempre più poco tempo a disposizione è un lettore appassionato di grande letteratura. E’ in azienda alle 8, pausa pranzo, esce intorno alle 20,30 (“almeno adesso che sto invecchiando…”), ma dice di “costringersi” a sentire musica e di essere molto dispiaciuto per dover spesso rinunciare alla lettura. Legge di tutto, dalla filosofia alla saggistica alla grande narrativa soprattutto russa. Ogni estate si dedica a qualche grande classico, ultimamente L’Idiota di Dostoevskij. Ha letto anche qualcosa di Proust in francese. Ma con lui adesso dobbiamo parlare di altro.
Quando ti è venuto il pallino dell’informatica?
Lavoravo in un tour operator, una azienda di famiglia, a Venezia. Per la prima volta nel 1978 abbiamo introdotto l’informatica nell’azienda, io ci ho lavorato e da lì è nata la passione che poi ha occupato la mia vita. Ricordo che abbiamo cominciato con un computer con due floppy da 128k e una memoria centrale da 64k. E l’azienda non era piccolissima! Poi abbiamo aggiunto un disco da 10 Mega, enorme, che costava una follia! In seguito, rinnovando tutto, spendemmo forse 100 milioni per una apparecchiatura con alcuni dischi da 20-30M più il disco fisso…
Da Venezia a Lecce?
Sì, venuta meno l’azienda ho deciso di tornare a Brindisi e ho cercato subito un lavoro nel settore dell’informatica anziché nel turismo, guardando alla azienda leader del momento, la Ibm, che dalle nostre parti era rappresentata dalla Svic. All’epoca la Svic stava vivendo la sua prima significativa esperienza “costruendo” il sistema informativo dello Iacp.
I tuoi primi impegni nella Svic?
All’inizio ho fatto un po’ di tutto, anche il commerciale, però poi sono stato utilizzato nei corsi di formazione rivolti soprattutto a banche e a scuole…forse qualcuno ricorderà il famoso Filing Assistant, una specie di database. Ma contemporaneamente ero interessato alla progettazione software. Le prime esperienze le ho avute nell’università con il prof. Fabio Grassi e poi con il prof. Gianni Donno progettando sostanzialmente delle basi di dati per le loro ricerche storiche, progetti che poi sono stati presentati ed apprezzati in convegni specializzati.
Come è avvenuto il salto di qualità? Hai frequentato corsi sul mondo informatico che cambiava?
No, ho frequentato pochi corsi. Ero guidato e stimolato dalla mia passione. E infatti ho cominciato, per primo nella Svic, ad occuparmi di sviluppo su Pc. La prima seria applicazione che abbiamo predisposto era per il Turismo, settore che conoscevo. Infatti abbiamo realizzato alcune installazioni significative su aziende di tour operator, con buon successo, arrivando sino a Roma e Palermo. Poi il nostro gruppo di lavoro si è ampliato, è arrivato per esempio Fabrizio Arati, e abbiamo predisposto il primo pacchetto standard…
Che si chiamava?
“Moda”, sì, un pacchetto per negozi di abbigliamento. Prodotto che ha avuto una grossa diffusione presso negozi di Lecce e non solo. Abbiamo lavorato infatti con Costume National dei fratelli Capasa, informatizzando per la prima volta i loro negozi di Roma Milano e poi anche di New York, dove sono stato con il loro responsabile della catena di negozi.
Lo sviluppo successivo?
Siamo nei primi anni ’90 quando facciamo nascere “Arco”, frutto di un nostro grosso impegno. Un software che nelle varie verticalizzazioni si rivolge e risponde alle esigenze specifiche di aziende di vario tipo, negozi, imprese di distribuzione, istituti di vigilanza. Lo abbiamo reingegnerizzato più volte, più significativamente intorno al 2000, quando abbiamo dovuto gestire il passaggio all’ambiente grafico, senza modificare sostanzialmente la struttura: un lavoro molto complicato, che ci ha portati in giro per l’Europa alla ricerca delle tecnologie che ci servivano.
A questo punto eri già diventato direttore?
No, la formalizzazione è avvenuta solo alcuni anni fa, ma è una funzione assolutamente di servizio, non di comando. Io almeno la vivo così, insieme a tutti i collaboratori. Il mio compito cioè è quello di fare in modo che i vari problemi si risolvano, considerato che conosco sia i meccanismi dell’azienda che i vari progetti sviluppati nel tempo. Però mi occupo anche di ricerca: dal 2000 abbiamo avviato vari progetti di ricerca in diversi settori, dal web alle reti wireless, collaborando con l’università di Lecce e altri partner e centri di ricerca. La giornata è sempre pienissima, anche perché c’è la quotidianità con tutti i problemi dei nostri clienti.
La quotidianità: in cosa consiste?
Al di là della divisione fra settore privato e settore pubblico, la nostra organizzazione prevede due approcci: i servizi standard e i progetti. E per la quantità di lavoro che affrontiamo, anche l’organizzazione delle nostre 40 ore di lavoro è un progetto: vanno definite scadenze, va definito un piano, va monitorato, va gestito in maniera corretta il rapporto fra le aspettative del cliente e le modalità con cui devono essere soddisfatte, in maniera economica. Tutto questo ha bisogno di una metodologia, sia dal punto di vista della qualità del servizio che eroghiamo sia dal punto di vista del budget. Tenere insieme tutto ciò, coordinando le varie risorse e competenze, è il mio compito quotidiano. In più mi occupo di Business Intelligence, di controllo di gestione, del progetto Base4Pro che seguo direttamente…
Come fai, come fate voi informatici a seguire i mutamenti continui dell’informatica? Come si fa a reggere il passo? A noi profani sembra che tutto cambi istante per istante…
La metodologia per acquisire nuove conoscenze e arricchire le proprie competenze è sempre la stessa: studio e approfondimento. Con la grande differenza intervenuta da pochi anni e che si chiama internet. Prima si frequentavano corsi e si ricorreva ai manuali che spiegavano tutto di macchine e procedure per elaborare programmi. Ricordo le traduzioni in italiano dei manuali Ibm, molto curate perché destinate a competenze tecniche italiane mediamente basse. Adesso siamo passati all’opposto, non c’è più la conoscenza strutturata. Di fronte a un problema o hai una conoscenza talmente approfondita del dominio da riuscire a capire in quel sistema complesso dove sta il problema e lo risolvi, oppure devi essere capace di fare la domanda giusta attraverso google, nei vari gruppi e forum. Io ad esempio mi rivolgo e partecipo a comunità di sviluppatori, molto utili per lo strumento che uso, QlikView, e molto ben frequentate, anche se purtroppo non ho tempo per fornire miei contributi come sarebbe doveroso dentro una comunità.
Internet ha cambiato anche i rapporti con i clienti?
Certo. Adesso per esempio nella comunicazione con i clienti siamo fermi alla posta elettronica, ma a breve sarà realtà l’estensione del nostro sistema informativo che permetterà un collegamento continuo e totale con il cliente in tempo reale. Con tutta la sicurezza e riservatezza necessari. In futuro penso che ci sarà una evoluzione che in qualche modo ci spaventa ma avverrà: quando cioè sarà superata l’attuale netta separazione fra i programmi, i sistemi gestionali che lavorano su database, quindi con informazioni strutturate, con una certa metodologia, con un certo dialogo, e il modo profondamente diverso con cui si naviga o si va sul social network.
Lavorate più sulla base delle richieste dei clienti o più su progetti che offrite di vostra iniziativa ai clienti?
Abbiamo una forte capacità propositiva di servizi che non nascono dalla commessa o dalla gara. Base4pro è l’esempio più lampante perché è nato proprio da una intuizione del dottor Sticchi. Principalmente non vogliamo cioè rivendere dei software ma offrire soluzioni che includano anche l’impatto complessivo sull’organizzazione di una azienda. Siamo noi spesso, usando il lessico dell’azienda, a far capire la necessità di introdurre innovazione. Facciamo in modo che l’imprenditore non ci percepisca solo come un costo inevitabile per mandare avanti la baracca, ma come un agente di cambiamento vero, nel senso che trasmettiamo conoscenza utile per chi nell’azienda deve assumere decisioni. Alcune volte siamo riusciti in pieno in questo compito. Ma anche nei servizi apparentemente routinari destinati ai comuni c’è un forte aspetto progettuale: quanto più riesci a precedere l’insorgere del bisogno tanto più hai successo.
Dal tuo punto di vista, qual è la caratteristica della Svic?
Ho riflettuto molto su questo, perché può sembrare strano: in una azienda che si occupa di tecnologia gli elementi fondamentali sono i valori. Per valori intendo il senso di responsabilità, il rispetto del cliente, il rispetto dell’attività e dei dati del cliente, la fiducia che noi abbiamo nel cliente. Credo che quello che ci ha portati al successo, cioè al rimanere sul mercato per tanto tempo, è proprio questo: aver intuito che bisogna essere attentissimi al rapporto con il cliente anzitutto rispettandolo. Non proporre soluzioni iper tecnologiche che lo possono spiazzare. Oppure porsi in modo rigido nei suoi confronti, oppure ancora essere estremamente disponibili non avendo magari le competenze necessarie per soddisfarlo in pieno.
Dal tuo punto di vista personale, ti riconosci in questi valori?
Sì, mi identifico molto. Insieme alla capacità di stare al proprio posto. E’ importante in una organizzazione trovare, e non è sempre facile, il giusto equilibrio tra le proprie idee, il proprio umore, e le esigenze di tutti. Ma questo è uno stile di presenza in azienda non solo mio, ma di tutti noi che lavoriamo insieme, perché chi non ha in sé questi sentimenti difficilmente si trova bene con noi.
Grazie per la tua disponibilità e semplicità: qualità preziosissima e quindi sempre più rara.
Complimenti per la bella intervista, allo stesso tempo semplice e intensa nei contenuti esposti. Fabrizio Arati.
La responsabilità, il rispetto degli altri, clienti e collaboratori, ed il rispetto delle regole sono i pilastri della Svic. Salvatore è l’architrave portante con il suo grande patrimonio professionale, culturale ed umano.
Noi ed i nostri clienti dobbiamo molto a lui!
Un grazie all’amico Pino Sparro, il nostro grande redattore, per la sua attenzione e la sua raffinatezza nel far emergere e far conoscere il bello della Svic.
Salvatore ha presentato un plateau di valori. grazie