Francesco Calabrese segnala un intervento di Sebastiano Amato sulla rete. Intervento che affronta due problemi: la crescita dell’IT debt (il costo da sostenere per mantenere aggiornato hardware e software di un’impresa) e la eventuale conseguente soluzione tramite cloud computing. Si stima che il Global IT debt arrivi nel 2015 a mille miliardi di dollari.
Francesco si sofferma soprattutto sulla prima questione, evidenziando come sia compito della Svic, forte della propria esperienza, valutare e consigliare in modo corretto il cliente affinché compia un investimento giusto. Soprattutto le PMI infatti devono dimensionare l’infrastruttura HW e SW alle reali proprie esigenze e non ai suggerimenti del “mercato”: scarsa professionalità o tentazioni di profitto potrebbero indurre a scelte sempre più costose. “E’ importante – conclude Francesco – che la nostra Azienda sia in grado di offrire una formula che semplifichi la gestione HW e SW dei clienti attuali e futuri”. Anche se, come si osserva nell’articolo citato, “pochi manager, se non propriamente del settore, comprendono fino in fondo le scelte, l’orientamento e il lavoro che sta dietro a una consapevole e accorta infrastruttura IT”.
La seconda questione riguarda l’ipotesi che il cloud computing possa portare all’abbattimento dell’IT debt. La risposta dell’articolista è positiva. Nei commenti si trovano obiezioni e perplessità sostanziose.
Anche di questo, e dei vari problemi posti dal cloud, potremo parlare più avanti.