“La elettronica sta avviando l’uomo verso una nuova condizione di libertà e di conquiste. Sottratto alla più faticosa routine, dotato di strumenti di previsione, di elaborazione e di ordinamento, prima inimmaginabili, il responsabile di qualsiasi attività tecnica, produttiva, scientifica può ora proporsi nuove, amplissime prospettive. La conoscenza sicura, istantanea e praticamente illimitata dei dati, l’immediata elaborazione degli stessi, la verifica delle più varie e complesse ipotesi, consentono oggi di raggiungere obiettivi teorici e pratici che fino a ieri sarebbe stato assurdo proporsi. Con la realizzazione dell’Elea, la nostra Società tocca una meta in cui direttamente si invera quello che penso sia l’inalienabile, più alto fine che un’industria deve porsi di operare, cioè, non soltanto per l’affermazione del proprio nome e del proprio lavoro, ma per il progresso comune – economico, sociale della intera collettività. Una macchina se pure tanto diversa dalle altre che la nostra industria ha prodotto nella sua semisecolare esistenza, è come quelle create dall’uomo per servire l’uomo, per liberarlo, col frutto della sua stessa fatica, dall’antica fatica di alcune più dure ed inerti prove, per dargli altro campo d’affermare la sua vocazione di costruttore: per suscitare infine con strumenti ed obiettivi nuovi – nuove, più degne e suggestive possibilità di lavoro.”
Questo brano sinora inedito, pubblicato oggi su La Repubblica, è tratto dal discorso che Adriano Olivetti pronunciò nel 1959 presentando Elea, il primo calcolatore elettronico.
Il computer, che al tempo dell’Elea della Olivetti veniva chiamato “cervello elettronico”, è stata una delle più grandi invenzioni del secolo scorso. Alcuni futurologi degli anni ’50-’60, come quel grande e visionario imprenditore Adriano Olivetti, avevano previsto che la sua diffusione avrebbe cambiato il modo di lavorare di tante persone.
Purtroppo, molte persone avrebbero perso il lavoro per effetto della meccanizzazione di molte attività manuali sia negli uffici che negli impianti, ma nel contempo sono nate nuove professioni e nuove specializzazioni che hanno creato e continuano a creare milioni di posti di lavoro in tutto il mondo.