L’eGovernment decollerà solo grazie a un nuovo modo di formare i dipendenti pubblici. Lo sostiene il prof. Giuliano Noci della School of Management del Politecnico di Milano. Abbiamo già segnalato le sue riflessioni a proposito degli scarsi risultati raggiunti dai notevoli stanziamenti del governo per l’eGovernment.
In un altro recente intervento il prof. Noci spiega che la formazione dei dipendenti pubblici è oggi determinante. Ma non la formazione come è stata fatta sinora. Serve un cambio di prospettiva radicale, basato sulla convinzione che “l’eGovernment non va inteso come un fatto tecnico-informatico quanto piuttosto come un grande progetto di cambiamento organizzativo e gestionale che vede la tecnologia giocarvi il ruolo di fattore abilitante”.
Il professore fa delle proposte e puntualizza delle condizioni affinché la formazione sia davvero utile, funzionale agli obiettivi da raggiungere. Con una annotazione finale: “e non si speri che in nome della necessità di ottenere risparmi nei bilanci della PA sia possibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Agenda Digitale senza formazione”.
Sono riflessioni importanti anche per noi che da sempre lavoriamo a stretto contatto con pubbliche amministrazioni e abbiamo contribuito alla loro evoluzione.
Condivido le riflessioni ed i suggerimenti del prof. Noci, ma se una diversa formazione è necessaria, non è sufficiente ad assicurare i risultati da tanto tempo attesi in presenza dei problemi “culturali” di cui si è parlato a proposito dell’articolo del prof. Giovanni Boccia Artieri.
Finchè, e le resistenze sappiamo da dove vengono, non passa il principio che amministratori, dirigenti e dipendenti pubblici, se messi nelle condizioni di svolgere i loro compiti, debbono dare conto di quello che fanno accettando di essere misurati.
Gli aspetti evidenziati nell’articolo sono certamente condivisibili, come naturalmente quelli relativi al “controllo”, chiaramente indicato dal Dr. Sticchi. Una mia impressione generale, dopo anni di lavoro in “trincea”, è più sconfortante, ahimè. La “formazione” dovrebbe essere continua e costante, ma deve essere realizzata sul campo in un vero e proprio contesto di “deployment” e non con le modalità attuali, dove le sessioni (in aula soprattutto) vengono viste come veri e propri giorni di riposo e non il contrario. Ma lo sconforto mi assale quando mi chiedo perchè non vengono effettuati controlli sull’operato delle persone o settori, in generale. Sono certo che la risposta è che NON CI SONO OBIETTIVI PREFISSATI, a nessun livello. Se, in rari casi sono “determinati” e misurabili, essi sono molto labili e sfocati. Quindi, in questo contesto, niente obiettivi equivale a dire niente controlli. Le persone con funzioni di controllo non sanno cosa controllare, neanche la presenza o le assenze sul luogo di lavoro. A qualsiasi livello. E, in conclusione, non si può parlare di un tema per me determinante e basilare: la condivisione degli obiettivi (PERCHE’ NON NE HANNO), che in questo caso dovrebbe essere visto semplicemente come “offrire un servizio efficiente al cittadino”, loro vero e proprio datore di lavoro.